di Sofia Cappello
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Esistono lo spazio materico e lo spazio aereo.
La materia ha una forma predefinita, dei limiti precisi che sono intrinsechi alla sua stessa natura e al suo peso. Il peso è quello dei pregiudizi che abbiamo su noi stess* e che ci condizionano. Spesso questi sono innati in noi, dovuti a un’esperienza vissuta oppure a un condizionamento esterno che ora è scritto sulla nostra pelle. Il pregiudizio e il giudizio quindi si traducono in peso fisico ed entrambe le dimensioni sono sottoposte a leggi rigide, che siano quelle del contesto culturale in cui viviamo o quelle propriamente fisiche. Sono definite e non cambiano, ne descrivono l’immutabilità.
L’aria è libera, cambia forma e non ha limite, può essere un forte vento che ci scuote o una brezza che dà respiro alle ferite. Attraverso l’aria si propagano i suoni, le voci e le conversazioni, il dialogo abbatte i muri per creare uno spazio comune dove ci riscopriamo simili. Il peso è più leggero se sappiamo di poterlo condividere e diventa talvolta un incoraggiamento se a unirci ci sono l’empatia e la comprensione. L’aria permette di comunicare e trasportare messaggi, creare un’eco che abbia riflessi sull’emotività di qualcun* anche molto lontan* da noi.
Tutto parte da una scintilla molto banale, colta all’insaputa di chi risponde: qual è la parte del tuo corpo che ritieni più brutta e quale più bella?